Come l’Employer Branding può aiutare a evitare la Statistical Discrimination
È noto che, all’interno di alcune aziende, vengano assunte solamente determinate tipologie di lavoratori che al netto dei risultati non sono del tutto adeguate allo svolgimento della mansione per cui sono state selezionate.
Si potrebbe pensare che alcune persone abbiano solo bisogno di più tempo rispetto ad altre per apprendere come svolgere il proprio lavoro al meglio, ma è davvero questa la motivazione alla base di questo problema?
Nel vasto mondo del mercato del lavoro è stata riscontrata dagli economisti Kenneth Arrow e Edmund Phelps una forma di discriminazione che viene inconsciamente utilizzata dai datori di lavoro e che è dovuta a una scarsa, se non del tutto assente, conoscenza di cosa il mercato del lavoro offre e di cosa il mondo del lavoro richiede.
La Statistical Discrimination è la chiave razionale per la discriminazione nel mondo del lavoro in quanto “permette” ai datori di lavoro di basarsi solo sulle caratteristiche osservabili “a primo impatto” e sui preconcetti che si possono avere nei confronti di alcune determinate categorie e sulla base di alcune particolari caratteristiche.
Certo non si può pretendere che un colloquio di lavoro duri in eterno, ma è stato notato, ad esempio, che effettuando serie di 2 o 3 colloqui mirati per soggetto (prima di “scartarlo” immediatamente perchè considerato non idoneo), si riesce ad apprendere molto di più sulle peculiarità del futuro dipendente e di conseguenza sul suo grado di adeguatezza al lavoro proposto.
Tali azioni permetteranno alle aziende di acquisire dipendenti sempre più qualificati, che tenderanno a migliorare in maniera incrementale la produttività aziendale soprattutto se adeguatamente inserite in efficienti politiche di employer branding.
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Written by Andrea Borgia
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